fronte collage

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sabato 24 maggio 2014

martedì 20 maggio 2014

Non esiste un mercato libero dell'arte....


rispondo ad un articolo apparso questo blog...
http://www.collezionedatiffany.com/new-york-record-per-christies-scarpitta/#comment-804

Ma siamo sicuri  che stiamo parlando di un " libero mercato" ? .. in economia un bene  molto limitato nella quantità  può determinare distorsioni e squilibri tra domanda e offerta... ma l'oggetto artistico è unico e quasi irripetibile... chi c'è l'ha può fare il prezzo ...qualunque prezzo! Stiamo quindi parlando di un mercato di tipo monopolistico.
La storia insegna che questi tipi di mercato subiscono tracolli imprevedibili e repentini perchè gestiti da pochi individui incapaci a calmierare le oscillazioni dei mercati liberi contermini. I record finanziari annunciati , ricordano tanto ciò che ne è normalmente sotteso : " l'aggiotaggio". Disporre di notizie , o peggio produrle ad arte pompando le valutazioni sembra l'unico gioco che riesca ancora bene. Ma probabilmente , in periodo di crisi, i caveau delle banche e dei grandi investitori devono essere pieni zeppi di opere  che devono entrare  ben rivalutate nell'attivo dei bilanci aziendali.
Penso , che se qualcuno indagasse sui venditori e compratori effettivi (e non i procuratori che partecipano effettivamente alle aste) probabilmente si vedrebbero diversi casi di opere acquistate dagli stessi venditori. Ciò al solo fine di confermare le valutazioni di apertura dell'asta e così permettere una rivalutazione del proprio capitale aziendale.
Le opere poste in asta sono ben poca cosa rispetto a quanto immobilizzato dagli operatori  del settore.
non c'è che aspettare, che qualcuno scoperchi questo vaso di Pandora.....

sabato 10 maggio 2014

ma a quale domanda ho risposto?


è vero!..  e non bisogna dimenticare che un "artista" vive attraverso le proprie opere perché sono il suo  quasi esclusivo mezzo espressivo e di comunicazione. Finché c'è anche un solo bambino che  s'attarda perplesso davanti ad una propria opera lo spirito dell'artista è alimentato. Il vedersi riconosciuto dal " sistema" diventa un falso obbligo sociologico.... all'artista preme sentire di aver penetrato l'incoscio dello spettatore e se questo succede davvero, non c'è " sistema" che possa fermare il desiderio di possesso dell'oggetto che ha prodotto l'emozione. Però è anche vero che il marketing applicato al mercato dell'arte genera una sorta di distorsione nella percezione del valore artistico di un opera per cui ogni cosa deve essere etichettata e ricondotta ad una qualche logica interpretativa di corrente o scuola. Mi domando se oggi, nel tempo di internet abbia ancora senso cercare di fare "l'artista" , navigando ci si rende conto che quei 50000  auto vocati artisti declinano in ogni immaginabile modo qualunque più o meno noto moto di spirito dell'essere umano. L'informazione sull'arte , inflaziona l'arte! Nell'oceano di scelte possibili il "sistema" chiude le porte e lascia fuori i nuovi Michelangelo e raccoglie invece i protagonisti del dopoguerra e pochissimi eletti degli anni '70. Nelle valutazioni rientrano quei artisti che hanno acquisito un valore nel mondo della " informazione limitata e lenta" ma che il sistema deve proteggere  perchè venduti come fonte di " investimento". Come , le banche  che non vendono in blocco gli immobili pignorati in periodo di crisi  per non creare una "bolla" , il sistema dell'arte chiude l'accesso delle nuove opere che potrebbero far crollare i prezzi di ciò che stato venduto nel passato.  Ma quanto durerà? La velocità dell'informazione e la disponibilità della stessa sta maturando la coscienza di quanto materiale " buono" ci sia!  e quanto sia facile procurarselo a prezzi impensabili per l'attuale " sistema".